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73 anni fa nasceva OXO: il primo videogame della storia
18/06/2025, 14:39 | Età moderna e contemporaneaAl giorno d’oggi gli appassionati di videogiochi in giro per il mondo sono letteralmente decine di milioni. Di conseguenza, in tanti si interrogano sul passato di questo medium, cercando di risalire alle sue origini. L’interrogativo è dunque d’obbligo: qual è stato il primo videogioco della storia? Chi già mastica un po’ l’argomento immagina facilmente titoli iconici come “Pong”, apparso sul mercato nel 1972. Eppure, le radici dell’intrattenimento videoludico affondano in un tempo ben più lontano. Ben vent’anni prima di “Pong”, nel 1952, fece infatti la sua comparsa un titolo che è oggi riconosciuto effettivamente come il primo videogioco visivo interattivo mai realizzato: “OXO”. Sviluppato dall’ingegnere e ricercatore inglese Alexander S. "Sandy" Douglas per la sua tesi di dottorato presso l’Università di Cambridge, “OXO” rappresentava una simulazione elettronica del celeberrimo gioco del tris.
Sebbene “OXO” sia ampiamente considerato il capostipite dei videogiochi con grafica interattiva, è importante sottolineare che alcuni esperimenti ludici su sistemi elettronici erano già stati tentati in precedenza. Ad esempio, già nel 1950 nacque “Bertie the Brain”, un computer programmato per giocare proprio a Tris, ma che faceva uso di particolari lampadine per visualizzare la partita anziché di un vero e proprio schermo video. L’anno successivo, nel 1951, fu la volta di “Nimrod”, una macchina creata per giocare al Nim ed esibita al Festival of Britain e poi a Berlino. Questi precursori mostravano le prime interazioni ludiche uomo-macchina, ma è stato comunque “OXO” a distinguersi per primo per l’utilizzo di un display visivo, in questo caso uno degli oscilloscopi a tubo catodico collegati all’EDSAC (Electronic Delay Storage AutomaticCalculator), ossia il computer su cui “OXO” fu programmato. Si trattava di una macchina all’avanguardia per l’epoca, ma ne esisteva un unico esemplare presso l’Università di Cambridge, il che limitò notevolmente l’accessibilità e la popolarità del videogioco, confinandolo di fatto all’ambiente accademico. La motivazione principale dietro la sua creazione non risiedeva nell’intrattenimento di massa, bensì nell’esplorazione dell’interazione uomo-computer, un campo di ricerca pionieristico per quei tempi.
La dinamica di gioco di “OXO” prevedeva una sfida tra l’utente e il computer. Il giocatore umano effettuava la propria mossa selezionando una cifra da 1 a 9 tramite un disco telefonico, scegliendo così una casella sulla griglia 3x3. La macchina rispondeva analizzando la situazione e adottando una strategia per bloccare o vincere. L’esito e l’andamento della partita venivano visualizzati sullo schermo dell’oscilloscopio tramite punti luminosi verdi che rappresentavano la scacchiera e i simboli (X e O). I messaggi testuali, invece, erano stampati su una telescrivente.
Nonostante la sua natura accademica e la limitata diffusione, “OXO” fu fondamentale per gettare le basi dell’interazione grafica e del più complesso concetto di videogioco. Successivamente, altri esperimenti continuarono a esplorare questa strada. Tra questi, merita una menzione “Tennis for Two”, creato nel 1958 da William Higinbotham per intrattenere i visitatori di un laboratorio di ricerca nucleare. Anch’esso visualizzato su un oscilloscopio, simulava una partita di tennis vista lateralmente e permetteva a due giocatori di interagire con manopole e pulsanti. Un gioco talmente iconico che anche l’Italia ha provato a riportare in auge il progetto “Tennis for Two”, pur di dare una mano alla preservazione della storia del videogioco. Già, perché respirare le sensazioni che hanno provato i nostri antenati nel loro primo approccio al divertimento tecnologico è fondamentale per capire perché queste attrazioni abbiano tanto successo ancora oggi e il settore abbia conosciuto così tante diramazioni.
Ormai la scena videoludica è progredita esponenzialmente ed è particolarmente variegata con numerose tipologie di gaming, a partire dai semplici giochi con le carte presenti online fino alle attrazioni più evolute. Sebbene il dibattito sulla definizione esatta di “primo videogioco” possa considerare quindi diversi titoli a seconda dei criteri (come l’uso di un display o la destinazione commerciale), ”OXO” del 1952 si afferma comunque come il primo a combinare un gioco con un’interazione grafica su schermo, segnando un momento cruciale nella storia della tecnologia e gettando, inconsapevolmente, le basi per l’intera industria videoludica che conosciamo oggi.






