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2015: i cento anni della Grande Guerra

Un secolo dopo l’entrata in guerra dell’Italia, caratteristiche e costumi dello spartiacque bellico più grande della storia

29/12/2015, 22:09 | Età moderna e contemporanea

Il “puzzo” acre, l’aria stantia rimbalzano da una parete e l’altra di questo fosso e di tutti gli altri. Sono tutti uguali, profondi un metro e largi mezzo, lo spazio vitale perché l’unico salvifico dei combattenti. Sono tutte affilate le trincee,le vere protagoniste della Grande Guerra. Proteggono, cullano gli incubi di quasi sei milioni  di uomini.

Li hanno presi di forza dai campi: nessuna esperienza, nessuna motivazione. Cacciati dalle case, dalle vite e buttati in  quei fossi, dai quali devono combattere. È una guerra strana la Prima Mondiale, si ostina a ripercorre, almeno all’inizio, lo schema delle guerre ottocentesche:agire, avanzare, progredire.

È l’ultima guerra del passato e la prima moderna. Ma questa volta le armi fanno più male uccidono rapidamente e ogni metro conquistato è una carneficina. Quando escono i combattenti sono costretti a saltare come camosci per evitare le bombe che cadono prima sporadiche come stelle cadenti e poi fitte generose come la pioggia. Loro, gli uomini, reagiscono, combattono, si difendono senza sapere il perché, un pò per sopravvivenza e un pò per senso di appartenenza, ma non sono professionisti.

I generali sono costretti a rimanere indietro, ne sono morti già troppi in pochi mesi di guerra e devono risparmiarsi...Continua a leggere...

Redazione

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